Nascita e rinascita.
Mi chiamo Rudy e sono un giocatore compulsivo in recupero. Sono nato in Argentina da una delle tante famiglie europee emigrate nel dopoguerra per cercare fortuna… I miei genitori la fortuna l’hanno trovata e quando sono nato io eravamo già benestanti. A questo benessere e con l’aiuto delle basi economiche dei miei, ho aggiunto i miei sforzi e le mie capacità per ritrovarmi a 28 anni con tutto ciò a cui un uomo economicamente può ambire… Una fabbrica con 16 operai, macchine di grossa cilindrata, vacanze in aereo,domestici, case per ogni occasione, ecc… Da ragazzo ho detestato le persone che giocavano d’azzardo e non riuscivo a concepire come si potesse rischiare dei soldi guadagnati con tanto sudore. Soldi sicuri che erano già in tasca, che potevano essere investiti per guadagnare altri soldi altrettanto sicuri… Pensavo quanto fossero imbecilli, nel sostituire una realtà con un sogno… Ma questi sono matti, mi dicevo… Ho volutamente iniziato questo racconto con la mia “parte economica” lasciando la mia vita familiare al secondo posto, perché era così che ragionavo allora… Mi sono sposato a 21 anni e a 24 ero un felicissimo papà di tre diavoletti che mi riempivano di gioia malgrado le cose con la mamma non andassero tanto bene, quindi a 28 anni avevo ormai tutto… Non potevo essere più felice. Che altro si poteva pretendere dalla vita ? Niente!! Purtroppo, c’era un’insidia nell’aria… Verso l’età di 26 anni ho portato un mio amico che stava vivendo un momento difficile della sua vita per un fine settimana a pesca, per stargli vicino e farlo distrarre un po’.. Arrivati sul posto, pioveva e non c’erano speranze di miglioramento… Al cinema non c’era niente che ci piacesse e altro tipo di “divertimento” non ci interessava,visto che eravamo tutti e due sposati… Per la prima volta siamo entrati in un casinò ed era il posto ideale, un posto dove si poteva andare anche senza la moglie, senza farla preoccupare… Con la solita fortuna dei principianti abbiamo vinto una cifra considerevole e siamo subito scappati via… Cena in risorante a 5 stelle e subito tornati a casa in anticipo a comunicare alle rispettive mogli la buona nuova… Senza neanche rendermene conto, nella mia vita si era inserito un elemento che non conoscevo… Avevo cominciato come quegli “imbecilli” a sostituire la realtà con un mondo di sogni che man mano che passava il tempo diventavano sempre più assurdi… Cominciai a giocare d’azzardo sporadicamente ma sempre più spesso e più frequenti diventavano le scommesse, più grandi diventavano i sogni… Quante cose avrei fatto una volta fatta la grossa vincita! Regali per tutti gli amici, avrei sistemato alcuni parenti e sarei diventato ancor più ricco, e avrei fatto anche della beneficenza! Pateticamente però, qualche tempo dopo, le svariate “grosse vincite” non sono bastate neanche a pagare tutti i debiti che ormai avevo accumulato, quindi continuavo a sognare sempre di più… All’età di 32 anni, avendo venduto tutto ciò che mi era costato tanti sacrifici, ero ormai preda della disperazione assoluta. Casinò, tavoli da poker, schedine, slot machines e ogni tipo di gioco d’azzardo facevano parte della mia giornata, della mia vita… Ero come posseduto dal demonio. Ormai avevo perso tutto… Solo in quel momento realizzai che avevo perso la cosa più preziosa che la vita mi aveva regalato: I tre diavoletti erano cresciuti e non mi sono reso conto neanche di quando e come!.. Erano così arrabbiati con papà perché non c’era mai… Proprio loro che avevano avuto la fortuna di avere un papà sempre presente! Ma chi era questo demone che si era portato via papà?… Il problema era che neanche papà lo sapeva… La grossa vincita l’ho fatta svariate volte e inesorabilmente l’ho rigiocata per sognare sogni ancora più grandi… Persino quando vendetti il televisore e il videoregistratore dei miei genitori a loro insaputa, vinsi tanti di quei soldi al casinò che avrei potuto benissimo pagare tutti i debiti e persino mettere dei soldi da parte, ma al giorno dopo li persi tutti e tornai a casa con l’autostop. Quando arrivò il momento di vendere casa dove abitavamo, qualcosa scattò in me. Pensai: No, il tetto dei miei figli,no! Ma cosa sto facendo?… A questo punto, dopo due tentativi di suicidio e con adosso la disperazione di essere arrivato a commettere addirittura degli illeciti per continuare a giocare, non avevo scelta: O morire, cosa che non mi era riuscita, o trovare il modo di condurre una vita normale… Innumerevoli volte ci avevo provato, senza mai riuscirci. Entrai per la prima volta in una riunione di G.A a Buenos Aires nel 1988 molto diffidente… In realtà non sapevo cosa cercavo, ma quando mi sono sentito accolto “ come uno di loro” mi sentii capito. Mi spiegarono che il demone che si era portato via quel papà affettuoso si chiama gioco compulsivo e che si tratta di una malattia progressiva riconosciuta dall’Organizazzione Mondiale della Sanità, e che dovevo seguire i loro suggerimenti per tenere a bada quel demone, non vi erano possibilità di sconfiggerlo, lo dovevo tenere a bada solo per ventiquattro ore, un giorno alla volta. Sentii un grandissimo sollievo… Non ero un imbecille ma una persona malata con la possibilità di arrestare quella maledetta malattia che mi era entrata nel profondo, fino le viscere. Non ero neanche più solo, ero uno di loro!… Confesso che non sono riuscito a smettere di giocare immediatamente come alcuni di noi, ma pian piano qualcosa cominciò a cambiare in me… Arrivai in Italia nel 1990 dopo essermi separato da mia moglie, nella speranza di distrami un pò da quella vita pazzesca e di poter ragionare un po’ sul dafarsi con la mia vita. Da allora sono qui. Dopo due mesi di lavoro sodo in cui mandavo quasi tutto il mio stipendio ai diavoletti ormai diventati ragazzi, cominciai a sentirmi fragile e pauroso di ricadere… Con grandissimo spavento venni a sapere che in Italia non esisteva l’associazione Giocatori Anonimi e mi appoggiai alla sorella (più che sorella, madre) Alcolisti Anonimi, a cui va il mio eterno ringraziamento! Anche lì sono stato accolto come uno di loro, pur non essendo un alcolista… Ogni volta che tornavo in Argentina, cosa che facevo spesso, tornavo al mio gruppo di G.A dove raccontavo quanto mi sentivo “orfano” e i fratelli mi diedero coraggio e supporto per aprire un gruppo in Italia, quindi con l’aiuto di Alcolisti Anonimi ad Ostia e con la letteratura che mi era stata spedita dall’Argentina, mi fermavo davanti ad una chiesa dentro un camper che avevo allora, e a Marzo del 1994 ci riunimmo in tre persone per la prima volta… Ero felicissimo, ma questa felicità durò ben poco perchè dopo neanche 3-4 mesi ero rimasto da solo nel mio camper per settimane. Scoraggiato e nella mia solitudine, abbandonai dopo poco tempo anche i gruppi di A.A. Riuscii comunque a portare avanti un’astinenza dal gioco per ben 14 anni dove ho avuto la gioia di recuperare i miei ragazzi e soprattutto me stesso e persino una certa sicurezza economica insieme alla mia compagna… Anche se fisiologicamente comunque era nata l’associazione nel 2000, sono caduto nella trappola del mio ego e non volevo arrendermi all’evidenza che io avevo bisogno di essa per sopravivere ad ogni costo anche se ormai non potevo essere “ Il Grande Fondatore” come il mio ego spropositato di allora avrebbe voluto… Questa lontananza dal programma mi è costata una ricaduta di circa tre anni in cui lentamente tornava il demone a impossessarsi di me: Il ritorno agli sbalsi d’umore, a non trovare più la serenità di una volta… Il vecchio Rudy stava tornando, ma questa volta sapevo dove sarei arrivato… Quello che ho sofferto tanti anni fa non lo desidero neanche al mio peggior nemico e di consequenza neanche a me stesso… Perciò ho messo in pratica qualcosa che mi era stato insegnato tanto tempo addietro: Ho fatto uso dell’umiltà che mi era stata regalata e ho comiciato a frequentare l’associazione come se fosse la prima volta, un giorno alla volta. Ancora una volta sono tante 24 ore che non gioco. Grazie G.A, ti devo la vita, e grazie per avermi insegnato ad amarla!