Mi chiamo Maria
sono una donna di mezza età sposata,madre e nonna.
Il gioco ha sempre fatto parte della mia vita fin da bambina,quando trascorrevo
lunghi pomeriggi a giocare a carte a casa dei nonni;
o come quando, dopo una cena in casa con amici,si organizzava una partita a
poker,con poste modeste,di poche centinaia di lire…
ma a me quelle partite piacevano molto.
Poi, col trascorrere degli anni, ho sempre tentato la fortuna con tutti i tipi di gioco
disponibili (lotto,superenalotto, grattaevinci,tris,ecc..ecc…)
non disdegnando qualche “capatina” al casinò dove tentavo la sorte alle vecchie
slot…ancora quelle con la manovella.
Sempre alla ricerca della grossa vincita…quella che “ti cambia la vita” …
che nel mio caso non è mai arrivata.
Nonostante ciò,per molti anni, ho condotto una vita normale, simile a quella di
milioni di donne,dividendomi fra la famiglia e un lavoro che non mi gratificava,
ma mi consentiva di vivere dignitosamente, concendomi anche qualche svago.
Poi,sul finire degli anni ’90, la malattia del gioco compulsivo si appropriò della mia
vita,trovando terreno favorevole anche a causa di uno stato di disagio emotivo che
stavo attraversando.
Mi trovavo in un periodo della vita nel quale mi ero vista costretta a riconsiderare
abitudini e certezze fino ad allora consolidate.
I debiti contratti per l’acquisto di un appartamento ad uso famigliare ,si erano
dimostrati più consistenti del previsto, costringendomi a sacrifici ai quali non ero,
forse,preparata.
Inoltre i figli erano usciti di casa per costruirsi una loro vita ed il rapporto di coppia
fra me e mio marito si era sbiadito in una noiosa routine.
Contemporaneamente aumentava la mia esposizione al gioco sempre nell’illusione
che una grossa vincita potesse risolvere tutti i miei problemi e darmi la felicità.
Ero ancora in una fase in cui dedicavo al gioco una minima parte del mio tempo e
modeste somme di denaro.
Finchè un giorno,mentre mi trovavo in una tabaccheria per giocare al lotto, fui attratta
da un videopoker Mi avvicinai e introdussi una banconota da 1000 lire, vincendo
quasi subito una somma di 100.000 lire.
L’emozione della vincita,seppur modesta,il brivido della gratificazione “immediata”
andò a stimolare il mio narcisismo,cosicchè mi ritrovai ad andare a giocare tutti i
giorni trascurando affetti,lavoro e vita sociale nella disperata ricerca di quel brivido
del quale non riuscivo più a fare a meno.
Avevo sviluppato una vera e propria dipendenza.
Arrivai al punto da giocare ben più di quello che mi potevo permettere contraendo
debiti con finanziarie ed elemosinando prestiti.Vendendo oggetti preziosi e ricordi di
famiglia per pochi spiccioli,ma cosa ben più grave…avevo perso ogni dignità.
Mi trascuravo nell’aspetto,mi dimenticavo di mangiare,avevo perso il gusto per le
cose belle della vita e non mi accorgevo nemmeno se fuori piovesse o ci fosse il sole.
Molte volte,mentre giocavo e,ovviamente perdevo somme consistenti, mi sono
giurata che quella sarebbe stata l’ultima volta….ma poi, immancabilmente,ci tornavo
tutti i giorni.
Per diversi anni nessuno dei miei cari si era accorto di nulla, tanto ero diventata abile
a mentire e mistificare cercando di nascondere il malessere che mi pervadeva.
Per il resto avevo allontanato tutte le amicizie isolandomi in un rapporto esclusivo
con “la macchinetta”.
Ero finita in un vicolo cieco,in un labirinto senza uscita;
mi sentivo come se stessi sprofondando nelle sabbie mobili.
L’impossibilità di far fronte ai debiti che avevo accumulato mi provocava una
profonda sofferenza che, unita alla paura di essere scoperta e ai sensi di colpa,
mi faceva pensare con insistenza a un gesto estremo come il suicidio.
Sapevo che il castello di bugie che avevo costruito prima o poi mi sarebbe crollato
addosso e così accadde.
Quando venni scoperta fu per me una liberazione,
e anche se in un primo momento lo shock provocò una reazione violenta da parte di
mio marito, dopo accettò di intraprendere insieme a me un percorso di recupero che
dura da oltre 10 anni.
Io frequento l’Associazione Giocatori Anonimi, lui quella dei famigliari di giocatori
(GAM-ANON)
Perchè se è vero che chi è affetto dalla malattia del gioco compulsivo deve fare i conti
soprattutto con se stesso,anche la famiglia ne è coinvolta subendo danni sia
economici sia morali.
L’Associazione Giocatori Anonimi ha il solo scopo di aiutare chiunque manifesti il
desiderio di smettere di giocare con il principio dell’auto-mutuo aiuto.
La nostra terapia è la condivisione di esperienze amare e drammatiche che ci
accomunano e ci affratellano così come condividiamo la gioia dei risultati raggiunti.
Grazie alla frequentazione regolare al gruppo e partecipando alla vita
dell’Associazione,ho potuto ricostruire la mia esistenza,giorno dopo giorno, vivendo
con sobrietà ogni momento della mia vita quotidiana, abbandonando ogni illusione di
ricchezza e ogni delirio di onnipotenza.
Ho riacquistato serenità,dignità,autostima,umiltà…amicizie vere e sincere,
tutto ciò che nessuna ricchezza potrà mai comprare.
Rimanendo comunque consapevole della mia fragilità,del fatto di essere sempre in
cammino e a rischio,cerco di non abbassare mai la gurdia.
Perchè dalla malattia del gioco compulsivo non si guarisce,ma si può solo tenere a
bada e controllare con l’aiuto del gruppo che è una vera e propria terapia.
Le tante persone che sono affette da questa malattia non devono rinunciare alla
speranza di poter tornare ad una vita normale.
Dall’Associazione Giocatori Anonimi viene un messaggio di fiducia : se il gioco
d’azzardo ti stà creando dei problemi e vuoi uscirne, noi possiamo aiutarti.
Maria G.A.